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XV Edizione - 2010

Locandina XV Edizione - 2010 Festival delle Colline Torinesi

3/23 giugno 2010

IL FESTIVAL 2010

Cannibales, scritto da Ronan Chéneau e diretto da David Bobée (che inaugura CARTA BIANCA ed insieme la quindicesima edizione del Festival delle CollineTorinesi), scruta nel disagio giovanile, a partire dalla storia di due ragazzi suicidi. Lo spettacolo ha quasi lo stesso titolo di un noto film di Liliana Cavani, Cannibali appunto, dove una moderna Antigone è arrestata, torturata ed uccisa dalla polizia, in compagnia di un giovane Tiresia. Lo sfondo è la Milano della contestazione giovanile. A quel film si rifà un altro spettacolo del festival, IOVADOVIA  (antigone)contest#3, terza tappa dell'appassionante viaggio di Motus nel mito di Antigone. Cannibales e IOVADOVIA sono il primo e l'ultimo allestimento del Festival 2010. Tra l'uno e l'altro una ventina di giorni di spettacolo con artisti italiani e internazionali che cercano di rinnovare il linguaggio teatrale a partire dai testi e dalla drammaturgia oppure dallo stile, dalla reinvenzione e contaminazione di linguaggi espressivi. Vale per il quarantenne Wajdi Mouawad, attore, autore, regista, che propone Seuls, parola e performance, monologo ed action painting. E' una storia paradossale e un po' autobiografica quella che racconta: un libanese immigrato nel Quebec volendo concludere la sua tesi di dottorato su Lepage finisce suo malgrado nei sogni vertiginosi di un coma. Un "viaggio" che lo porta a fare i conti con la condizione di intellettuale arabo e di emigrante. Il Festival 2010 rende omaggio alla vitalità culturale del Libano con un altro artista di Beirut, Rabih Mroué, già più volte in cartellone, che a Torino sarà presente, con la compagna Lina Saneh, in Photo-Romance, liberamente tratto dal film Una giornata particolare di Scola. Alla Roma fascista si sostituisce qui, come sfondo, la Beiruth degli Hezbollah, delle fazioni cristiane e musulmane. Lo spettacolo è stato prodotto nel 2009 dal Festival delle Colline Torinesi con altri partner europei tra cui il Festival d'Avignon. Analoga collaborazione riguarda il Baal di Brecht diretto da Francois Orsoni, atteso all'anteprima assoluta alle Limone Fonderie Teatrali di Moncalieri. Ne è protagonista un nome di spicco del nuovo cinema francese: Clotilde Hesme. A proposito del rinnovamento dei linguaggi cui si è accennato prima, un esempio significativo lo dà il potente concerto-spettacolo L'ultima volta che vidi mio padre, firmato per la Socìetas Raffaello Sanzio da Chiara Guidi. Parola detta, musica, effetti, proiezioni si manifestano in una mirabile dialettica, quasi un montaggio di attrazioni per dirla con il gergo degli strutturalisti russi. L'allestimento della Guidi coinvolge anche, e per la prima volta, una scuola torinese di voci bianche. Non lontano dalla cifra espressiva della Socìetas è quella del Teatro delle Albe, che porta al festival Rosvita, spettacolo valso a Ermanna Montanari il prestigioso Premio Ubu come miglior attrice protagonista. In Rosvita ella dà corpo e voci alla celebre monaca di Gandelsheim, che scriveva drammi come Terenzio ma con contenuti cristiani, la progenitrice del teatro europeo. Altra "eroina" ma sfortunata è la protagonista di La borto di Scena Verticale, che dolorosamente sintetizza la condizione femminile in una società meridionale maschilista. La interpreta con stupefacente adesione Saverio La Ruina. Un festival molto al femminile porta alla ribalta anche la poetessa Patrizia Valduga, del cui testo Corsia degli incurabili Federica Fracassi, attrice, e Valter Malosti, regista, anche lui Premio Ubu, si occupano. E inoltre Dorothy, la bambina dalle scarpe rosse del Mago di Oz, alla quale, con West, i Fanny & Alexander fanno concludere il tragitto teatrale, riassunto in un volume Ubulibri, presentato per l'occasione. E ancora la giovane danzatrice Ambra Senatore che a Torino, per il Festival, mostra Passo, progetto coreografico vincitore del Premio Equilibrio 2009 della Fondazione Musica per Roma, la giovane attrice Consuelo Battiston dei Menoventi di Faenza imprigionata, con Semiramis, nei recessi claustrofobici insieme di Calderòn de la Barca e del nostro tempo. Un tempo, una contemporaneità cha alcune giovani compagnie sanno decifrare meglio di altri: Babilonia con The best of, trilogia che raggruppa gli ultimi graffianti lavori, Santasangre, ancora alle prese in Bestiale Improvviso con il difficile dialogo uomo-natura, Associazione 15 febbraio votata ora all'analisi del futuro che verrà ma soprattutto a scrutarne i discutibili profeti, Tecnologia Filosofica, guidata da Michele Di Mauro, intenta, in L'inferno di Orfeo, a ragionare sulla modernità, persino imbarazzante, di una figura mitologica costretta sempre a guardare avanti, come l'uomo d'oggi, infine Blucinque con ApeRegina, di Marta Pastorino, performance sull'equilibrio impossibile tra fecondità e sterilità.

Un discorso a parte merita il Progetto Europeo Alcotra CARTA BIANCA sviluppato con l'Espace Malraux di Chambéry (ha per oggetto gli scambi teatrali Italia-Francia) che, accostato al Festival, ne arricchisce, quest'anno, considerevolmente il programma. Oltre ai citati David Bobée e François Orsoni porta a Torino altri due affermati registi francesi, Gwénaël Morin, che firma un Woyzeck di Büchner e Paul Desveaux con un testo di Fabrice Melquiot, Pollock, dedicato al grande artista americano. Inoltre fa conoscere agli operatori italiani sette giovani artisti transalpini, Camille Boitel, Herman Diephuis,Thomas Ferrand, Hafiz Dhaou e Aicha M'Barek, Arnaud Troalic, Guillaume Vincent

Un cartellone che, siamo certi, saprà interessare il pubblico e la critica essendo all'altezza nuovamente, crediamo, di un'avventura intellettuale appassionante, nata quindici anni fa. Un'avventura che ha lasciato qualche memoria non banale, qualche segno, qualche graffio, come ci ricorda il lavoro d'artista regalato al Festival, nel 2010, da Nunzio. Scie in movimento verso un tempo nel quale il teatro italiano potrà riconquistare il sostegno che merita.

Sergio Ariotti
direttore artistico

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