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21 giugno
MORASENGO Castello
INDIZI TERRESTRI
di Marina Ivànovna Cvetaeva
regia Clara Galante
consigli artistici Bruce Myers
costume Maurizio Galante
disegno luci Thierry Dreyfus
scrittura, interpretazione Clara Galante
organizzazione EVENTO sas
produzione Clara Galante
“Come ti investe un raggio di sole
sei tutto un polverio dorato…….
Odio il teatro ma amo l’incantesimo e per il momento non riesco a separarli”
Marina Cvetaeva
Uno spazio dell’anima uno spazio “vuoto”, un rogo amoroso, un quadro acceso da cerchi concentrici illuminati da tante piccole candele. Richiami per uccelli e grilli suonati a vista accompagnano la voce e il corpo in cui Clara Galante fa vibrare l’immagine poetica di Marina Cvetaeva. Un‘interpretazione personalissima ridotta all’essenza di un parlato semplice e sofisticato insieme, fatto di schegge colorate, indizi di una passata esistenza terrestre, breve e intensa. La creazione di un mosaico – abito, fatto di centinaia di piastrine in organza e lega plastica e seta e panno e gelatine sonore, cucite a mano, ordinate su una base di Kaftano-nero, obbliga l’attrice a subirne il peso e la bellezza eseguendo una danza, un movimento continuo in cui si svela la natura prismica del poeta, animata da una insaziabile disponibilità alla vita e da un feroce controllo del razionale. Una poesia – laboratorio, dove la “formula” è il risultato di una straordinaria creatività.
Indizi terrestri è un viaggio di ricordi e smemoratezze di una strana creatura i cui battiti del cuore danno l’esatta pulsazione del secolo appena passato.
La lirica di Marina Cvetaeva crea un nuovo e decisivo capitolo nell’Europa del ‘900, la sua poesia scandaglia l’assoluto e inventa un nuovo linguaggio.
I suoi “indizi terrestri” sono contrazioni e dilatazioni, sentimenti chiusi a cerchio intorno a una polifonia di voci.
Un ritratto d’artista toccante, in bilico tra vita e morte, immobilità e movimento. La voce solista della Cvetaeva esorcizza il dolore e la sua esuberanza, attraverso schegge di dialogo.
La sua energia crea, nonostante tutto.
Una pièce come due grandi mani aperte a contenere le ultime scintille di un’avventura intellettuale tragica vibrante vertiginosa.
Suoni impercettibili, fruscii diversi, si sommano, come a creare un lontano sottofondo; reale ed irreale.
In questo abito ho cercato di tradurre la forza e la semplicità del testo.
L’abito diviene come un libro che pagina dopo pagina si scopre, ci invita ad ascoltare il vero ed inesistente fruscio di pagine cariche di sogni ed emozioni.
L’abito ed i gesti sono lo strumento, base, funzione e punto di partenza.
Maurizio Galante