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martedì 4 e mercoledì 5 ore 21
Teatro Gobetti, Torino

Prima Nazionale

INVIDIATEMI COME IO HO INVIDIATO VOI

di Tindaro Granata
regia Tindaro Granata

con (in ordine alfabetico)
Tindaro Granata - Agostino Poletti, il marito
Mariangela Granelli  - Angela Abbandono, la moglie
Emiliano Masala - Giovanni Tramonto l'amante
Bianca Pesce - Anna Rosaria Grata, la nonna
Francesca Porrini - Francesca Poletti, la cognata - Giuseppina Lembo, l'amica
Giorgia Senesi  - Antonietta Carbone, la vicina
voce fuori campo Elena Arcuri
assistente regia Agostino Riola
scene e costumi Eliana Borgonovo
disegno luci Matteo Crespi
elaborazioni musicali Marcello Gori
organizzazione Paola Binetti
direzione artistica Proxima Res Carmelo Rifici

produzione BIBOteatro e Proxima Res
spettacolo del progetto C3+ Festival Teatro a Corte, Festival delle Colline Torinesi, Festival Sul Filo del Circo, in collaborazione con Fondazione Live Piemonte dal Vivo

 

durata 1h30'

Perché ho scritto Invidiatemi come io ho invidiato voi.

Quando sono sul tram o in metropolitana,  ascolto la gente.
Per la strada,  guardo la gente.
A volte, guardando e ascoltando attentamente, mi rivedo in ciò che guardo, e sento almeno 32  parole che utilizzerò, o  che ho utilizzato, quel giorno.
Mi blocco. Sono come loro! Quest'idea, mi blocca.
In questa stasi, sto appeso tristemente ad un filo. Sgocciolo che siamo gente sola, che abbiamo lottato troppo, troppo per noi stessi e troppo poco per gli altri, uccidendo una parte di noi; quella che sta tra la valvola tricuspide e la valvola aortica.
Stiamo morendo per far vivere i nostri desideri e non ci rendiamo conto come sia bello vivere per far vivere i desideri degli altri.
Egoismo genera Solitudine
Solitudine genera Invidia
Invidia genera Infelicità
Infelicità  cerca Felicità, ma Felicità si nasconde, ha paura.
Allora Infelicità spinge gli uomini a cercare Felicità in "Ogniccosa".
Però "Ogniccosa" è composta da "Ogni" e da "Cosa", una è nera, l'altra è bianca; insieme sono "Invidiatemi come io ho invidiato voi".
Tindaro Granata

L'invidia mangia l'anima

Il teatro di Tindaro Granata ha una vocazione al popolare, ma nel suo contenuto più profondo. Egli incarna quel tipo di autore-interprete, praticamente estinto sui nostri palcoscenici, capace di attingere i suoi personaggi e le sue storie direttamente dalla terra, come nel caso di Antropolaroid, o da una terra cementificata, come nel caso di Invidiatemi. E' comunque la terra il riferimento del teatro di Granata, ma se in Antropolaroid le notti nere che la terra generava si affiancavano a poesia, a personaggi di rara grazia, in Invidiatemi, i personaggi, perso ogni contatto con la madre, non possono che raccontare esclusivamente la perdita della purezza e dell'innocenza. C'è come un teorema nel nuovo testo di Granata: l'ignoranza mantiene qualcosa di poetico e di genuino solo quando resta legata al mondo della campagna, ad un mondo regolato dalle leggi della natura, quando questo mondo si perde e le regole si smarriscono resta solo una cieca ottusità, capace di generare unicamente violenza.
Così per Angela Abbandono e i suoi compagni di viaggio, lontani anni luce da essere considerati esclusivamente pedofili o incriminati di favoreggiamento alla pedofilia, questi personaggi altro non raccontano che la perdita di loro stessi, lo smarrimento di una presunta quanto originaria innocenza.
L'invidia, questo terribile strumento di sostituzione dei desideri, cancella ogni legame con la sfera affettiva degli individui e trasforma l'amore per la "cosa", amore di stampo agricolo, in caotico desiderio di lusso. Il lusso, questo demoniaco sfoggio di superflua abbondanza, lontano anni luce dalle possibilità economiche di chi lo desidera, è il vero pedofilo della vicenda raccontata da Granata. Il lusso stupra l'innocenza degli ignoranti, li rende invidiosi, gretti, ciechi e sordidi.
Angela Abbandono, colpevole in quanto invidiosa e invidiata, cede la propria figlia all'amante non per ignoranza, non per cattiveria, ma perchè ha smarrito la propria innocenza, per desiderio di un amore che non è più amore, ma accessorio da mostrare, da sfoggiare, come la giacca di renna, come la salsiccia andata a male.
Il mondo mostrato da Granata è più nero della Notte Nera, che il giovane ascoltava nel letto del nonno, quando ancora nella sua Sicilia regolava il sonno alla luna. Il contadino siciliano emigrato (in una strana emigrazione contemporanea, di pochi chilometri) non può che raccontare il cambiamento, la trasformazione e quindi la propria corruzione: la cementificazione lenta e graduale della propria anima.
Carmelo Rifici

 

TINDARO GRANATA
Nasce a Tindari (ME) alla fine della seconda metà del 900. Appena ventenne si trasferisce a Roma per fare l'attore. Artisticamente non ha una formazione accademica ma il suo percorso teatrale inizia nel 2002 con Massimo Ranieri, in occasione della messa in scena dello spettacolo Pulcinella diretto da Maurizio Scaparro. Lavora con Franco Mescolini ne Il mondo della luna e La singolare giornata del sig.Marcovaldo. Interpreta il ruolo di Bertoldo in Enrico IV per la regia di Roberto Guicciardini. E' uno dei tre attori italiani al festival di Belgrado e lavora con il regista Nikita Milivoievic nello spettacolo Noushurid Fruit. Conosce  Cristina Pezzoli e prende parte al progetto PPP teatro; l'anno dopo è in scena con una sua regia, Blitz. Con Carmelo Rifici lavora in diversi spettacoli a partire da Il nemico e La testa del profeta per il festival di San Miniato; in "Il gatto con gli stivali" e "Giulio Cesare", al Piccolo Teatro di Milano; in "Ippolito portatore di corone" di Euripide per il festival del Dramma Antico; in La rosa bianca per lo Stabile di Bolzano; infine in Buio e in Chi resta per Proxima Res, associazione di cui fa parte. Con Jacopo Serafini, nello spettacolo Musique pour toi seul, interpreta il ruolo di Nino Cesarini. Mette in scena Antropolaroid, spettacolo sulla storia della sua famiglia, che vince nel 2010, per la sezione della Giuria Popolare, il concorso Borsa Teatrale Anna Pancirolli e nel 2011 il Premio della Critica assegnato dall'Associazione Nazionale Critici Teatrali. Nel 2012 gli viene conferito il "Premio Fersen per l'Attore Creativo".

E' per la seconda volta al Festival delle Colline Torinesi, dopo aver presentato Antropolaroid nel 2012.

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