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domenica 5, lunedì 6 ore 21
Cavallerizza Reale, Torino
OUVERTURE ALCINA
nell'ambito di Esperienza Italia 150
di Nevio Spadoni e Luigi Ceccarelli
regia Marco Martinelli
Alcina Ermanna Montanari
musica Luigi Ceccarelli
testo Nevio Spadoni
ideazione Marco Martinelli e Ermanna Montanari
spazio e luci Marco Martinelli
tecnica Luca Fagioli, Danilo Maniscalco
promozione Silvia Pagliano, Francesca Venturi
produzione Ravenna Teatro, Ravenna Festival
durata 50'
In un villaggio della campagna romagnola, poco distante da Ravenna, sono vissute all'inizio del secolo scorso due sorelle. La più giovane, la prediletta del padre, era chiamata "principessa". La più grande si chiamava Alcina: il padre, appassionato lettore dell'Orlando furioso, l'aveva chiamata come la maga che nel poema seduce i cavalieri e poi li abbandona trasformandoli.
Un giorno fu il padre ad abbandonare le figlie: di lui non seppero più nulla e le due sorelle ne ereditarono il mestiere, diventando le custodi del grande canile.
Quando arrivò in paese un giovane straniero che si dice fosse bellissimo, "principessa" se ne innamorò perdutamente. I due rimasero insieme per alcuni mesi e poi, così come era arrivato, lo straniero se ne andò. E "principessa" impazzì. Alcina allora decise di restare con la sorella per accudirla, chiuse in quella casa da cui uscivano solamente per andare al canile a dare da mangiare ai cani. La gente raccontava che Alcina, all'insaputa della sorella, si fosse presa piacere anch'essa col giovane straniero.
Nel poema di Ludovico Ariosto, Alcina perde tutto il suo potere di incantatrice, capace di sedurre e trasformare gli uomini, quando si innamora di Ruggiero. Abbandonata dal cavaliere, si riduce a una pena straziante e inguaribile.
Ouverture Alcina è la sovrapposizione di queste due storie legate dal girare a vuoto della fissazione amorosa.
A Nevio Spadoni, poeta in lingua romagnola, abbiamo chiesto di scrivere il canto di questa nostra Alcina pietrificata nella "pena", lamento e maledizione, lingua selvatica e misteriosa alle orecchie dei più. A Luigi Ceccarelli, compositore di musica elettroacustica, di comporre una partitura capace di dare forma al terremoto interiore che squarcia la fata.
Ouverture Alcina è il combattimento tra la potenza della voce e quella della musica, un'alchimia che disegna la figura della maga ferita d'amore nella sua immobilità iconica, un fantasma che grida un dolore immedicabile. Un "canto" in dialetto romagnolo, lingua "ultralocale", aspra e arcaica, che fa della propria incomunicabilità un punto di forza, musica oggettiva.
Non c'è azione, non c'è dramma: solo l'errare della voce vagabonda, visione fabulatoria in cui ci si può perdere come nello schianto dei sogni. Marco Martinelli e Ermanna Montanari
TEATRO DELLE ALBE
Il Teatro delle Albe nasce nel 1983 a Ravenna e fin dai primi anni coniuga la ricerca del "nuovo" con la tradizione teatrale.
I testi di Marco Martinelli traggono ispirazione dagli antichi e dal tempo presente, vengono poi pensati e costruiti specificatamente per gli attori, veri e propri co-autori degli spettacoli.
Fondamentali all'interno del Teatro delle Albe, inoltre, sono le accensioni visionarie e la vocalità inquietante di Ermanna Montanari, il lavoro di attore-autore di Luigi Dadina e l'apporto della seconda generazione di collaboratori.
Gli spettacoli valgono alle Albe premi e riconoscimenti nazionali e internazionali: 9 Premi Ubu, il più recente attribuito nel 2009 a Ermanna Montanari come miglior attrice per Rosvita, il Premio Lo Straniero dedicato "alla memoria di Carmelo Bene", 2 Golden Laurel ricevuti al MESS Festival di Sarajevo e l'omaggio delle Journées théâtrales de Carthage, Festival di Tunisi.
Il Festival ha presentato nel 1997 Lus, nel 2005 La mano (coprodotto dal Festival), nel 2009 Stranieri e nel 2010 Rosvita.