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25 - 26 giugno
TORINO Teatro Carignano

LA TRAGÉDIE DU ROI RICHARD II

di William Shakespeare
regia Paul Desveaux

traduzione Jean-Michel Déprats
con Jean Alibert, Serge Biavan, Céline Bodis, Fabrice Cals,
Paul Desveaux, Guillaume Gilliet, Jean-Claude Jay,
Thibault Lacroix, Guillaume Lancestre, Pierre Laneyrie,
Ann Levy, Adrien Michaux, Benoît Mochot, Grégory Quidel

scenografie e costumi Chantal de la Coste Messelière
luci Alexandre Martre
coreografie Yano Iatrides
musiche Vincent Artaud
realizzazione delle immagini Santiago Otheguy
assistente alla regia Amélie Blottière

produzione Compagnie l’Héliotrope / Le Trident-Scène Nationale de Cherbourg-Octeville / D.S.N. - Dieppe Scène Nationale / Théatre d’Evreux-Scène Nationale con la partecipazione del Conseil Régional de Haute Normandie / Festival Théatre en région

All’età di dodici anni Richard de Bordeaux, figlio del Principe Nero sale sul trono d’Inghilterra come successore di Edoardo III, incontrando una difficile situazione. A quattordici anni dovrà, fra l’altro, soffocare una rivolta di contadini che avevano invaso Londra. Il genio politico del giovane re viene riconosciuto dai suoi pari. Ma, dopo qualche anno di regno giudicato giusto, egli instaura un potere assoluto, contrario alla tradizione che, fin dalla nascita dell’Inghilterra aveva riconosciuto la partecipazione di nobili e borghesi attraverso il Grande Consiglio e poi il Parlamento. Negando queste istituzioni si uniscono le forze economiche e militari del Paese. Il suo più grande errore fu quello di esiliare il cugino Bolingbroke, figlio di Giovanni il Grande, impossessandosi della sua eredità alla morte di quest’ultimo. Appoggiato dalla Francia e da qualche nobile inglese, Bolingbroke ritorna con una potente armata in Inghilterra reclamando i suoi beni e conquista così la corona con il nome di Enrico IV.








Una delle ragioni che mi hanno spinto alla scelta di mettere in scena Riccardo II è il riconoscere l’importanza della parola, che è strumento di potere per chi la padroneggia e in questo testo la vera battaglia è quella del linguaggio. Ma soprattutto è stato il momento drammatico che descrive la caduta di Riccardo II, scoprendo poco a poco i moti interiori di un personaggio che, nel corso della rappresentazione, passa dallo stato di re a quello di uomo comune.
Shakespeare ci mostra l’uomo non sotto l’aspetto dell’eroe, ma sotto quello della sua umanità. Sbriciola la maschera sociale legata alla funzione dello Stato, estraendone un paradosso: la debolezza dell’uomo di fronte all’imponente grandezza del potere.
I dialoghi di Riccardo II richiedono che i corpi degli attori siano spazi aperti alla profondità del testo. La coreografia è un modo per collegare i corpi nello stesso territorio del linguaggio tentando di raggiungere la materia che rappresenta l’immaginario.
Paul Desveaux

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