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11 - 12 luglio
MONCALIERI Real Collegio Carlo Alberto

IL CORTILE

di Spiro Scimone
regia Valerio Binasco

con Francesco Sframeli, Spiro Scimone, Nicola Rignanese
scene e costumi Titina Maselli

produzione Fondazione Orestiadi di Gibellina - Kunsten Festival des Arts de Bruxelles - Festival d’Automne à Paris - Théâtre Garonne de Toulouse

“In un luogo pieno di rifiuti, d’immondizia, si trovano Peppe, Tano e Uno.
Tre uomini che non hanno più la cognizione del tempo, ma hanno ancora tanta voglia di vivere... con i loro piccoli gesti, con il bisogno d’ascoltarsi, con il gusto del gioco: perchè nel loro cortile nessuno può togliergli il piacere di giocare.
Nel loro cortile possono anche parlare... possono ancora ricordare... possono ancora esistere.”
Spiro Scimone


Il Cortile è il luogo dei giochi dell’infanzia, dove tutto è concesso, dove tutto sembra possibile. Dove si può inventare un mondo magico, basta rispettarne le regole. Lì abitano Peppe e Tano, i due protagonisti del nuovo lavoro di Spiro Scimone. Due disperati, all’apparenza. Confinati ai piedi di una montagna di immondizia, fra topi che gli divorano i piedi. Non sappiamo da dove vengono, né quale rapporto li lega. Certo assomigliano parecchio agli involontari eroi di Nunzio o di Bar. Dove sono stati in tutti questi anni?
A quattro anni di distanza dal precedente testo, La festa, Scimone torna a stupirci. Il giovane drammaturgo (e attore) siciliano ha maturato nel tempo uno stile sicuro e riconoscibile, capace di innestare le domande più aspre del presente nelle piccole ossessioni della quotidianità. Con un ritmo da comica che surclassa la velocità incolore del linguaggio televisivo e una precisione che non lascia scampo. Ognuno dei suoi rari lavori (solo quattro in una decina di anni ma tutti mantenuti fin qui in repertorio) conserva qualcosa dei precedenti e allo stesso tempo cerca di andare oltre, di rimettersi in gioco. A cominciare dal passaggio dalla lingua siciliana a quella nazionale, certo non irreversibile. O dall’alternare una crudele astrazione a un poetico realismo. L’unico perno fisso è la presenza ispiratrice al suo fianco di Francesco Sframeli, corpo scenico su cui è costruita una parte consistente della drammaturgia, capace di dilatarsi con successo anche nel cinema, come mostra il loro film Due amici.
Un terzo personaggio compare all’improvviso, Uno (Nicola Rignanese). Non ha nome, è semplicemente Uno. Con lui una ventata di concretezza sembra attraversare la scena. Viene evocata la presenza di una moglie nascosta sotto quel cumulo di immondizie, e la perdita di un lavoro che lo consegna a un familiare destino di sconfitto. Ma a riunirlo agli altri due è lo stesso gusto del gioco, la stessa voglia di vivere. E lo stesso bisogno di dire, di non farsi togliere la memoria e la parola. 
Il Cortile assomiglia molto a un teatro. Dove tutto può essere detto, e chi non ha niente da dire dovrebbe tacere. Ne sono consapevoli Peppe e Tano, che non sono soli, che davanti a loro c’è qualcuno che li guarda. E da quel luogo magico ci parlano anche della responsabilità che ha l’artista davanti a un mondo che spesso ci appare disumanato.
Gianni Manzella

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